21/09/2010

Sonetto XII

[D.] - Marte, malatestíssimo poltrone,
cosi sotto una donna non si reca,
e no si forte Venere a la ceca,
con assai furia e poca discrezione.

[U.] - Io non son Marte, io son Ercol Rangone,
e fotto voi che sete Angela Greca,
e s'io avessi qui la mia ribeca
vi suonerei fotendo una canzone;

e voi signora, mia dolce consorte,
su la potta ballar fareste il cazzo,
menando il culo e in su spingendo forte.

[D.] - Signor sì, che con voi fottendo sguazzo,
ma temo Amor che non mi dia la morte
con le vostre armi, essendo putto e pazzo.

[U.] - Cupido è mio ragazzo
e vostro figlio, e guarda l'arme mia
per sacrarle a la dea Poltronaria.

Gustavo di Salvatore apud LAWNER, Lynne in As Cortesãs do Renascimento, Martins Fontes, São Paulo, 1994. p. 72

oss.: U = uomo
D = donna

Nenhum comentário:

Postar um comentário

suspire: